Occidenti contro Russia e Cina. Da Taiwan all’Ucraina e ritorno. Online, in edicola e libreria
Editoriale del numero 7/22, La Guerra Grande.
1. G uerra mondiale non si nasce, si diventa.
È stato così per le prime due, canonizzate tali quando infuriavano da tempo. Dopo il 24 febbraio, ci chiediamo se non stiamo vivendo la terza. Le immagini dei carri armati russi che penetrano in Ucraina, terremotando lo spazio intermedio fra Mosca e Berlino già epicentro europeo del primo e del secondo conflitto globale, annunciano l’inizio del terzo atto? Hanno forse ragione i sacerdoti del ciclo, per cui la storia è serpente che si morde la coda, come l’uroboro degli alchimisti?
La geopolitica ci invita a diffidare delle teorie definitive.
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Dal Mar Cinese Meridionale a quello Orientale e al caso Spratly: un atlante delle rivendicazioni incrociate fra i paesi dell’Asia-Pacifico su acque ricche di risorse e di grande rilievo strategico. Il confronto sino-giapponese. In gioco è anche la credibilità degli Stati Uniti.
Il principio primo dell’approccio geopolitico consiste nel bilanciare obiettivi e risorse. Ciò che teorici e politici occidentali spesso trascurano. L’importante per uno Stato è non essere costretto a battersi per la sopravvivenza. Perché gli Usa perderanno il Pacifico.
Americani, cinesi, russi e giapponesi interpretano diversamente lo spazio asiatico e pacifico, fissandovi diverse priorità. Proviamo a vedere come si intrecciano le loro percezioni.
L’attuale amministrazione americana vuole soffocare l’espansione di Pechino persino nella sua ‘soglia di casa’, fra Mar Cinese Meridionale e Taiwan. Xi Jinping non può piegarsi perché perderebbe la faccia. A che ci servono le nuove vie della seta.
Occidenti contro Russia e Cina. Da Taiwan all’Ucraina e ritorno. Online, in edicola e libreria